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Bambini vs Cibo – Inappetenza

In questa prima puntata della rubrica “Bambini vs Cibo” affronteremo su un problema che coinvolge tantissimi bambini: l’inappetenza.

Secondo alcune recenti statistiche, la presunta inappetenza porta dal pediatra il 50% dei bambini. Ma quali sono i segnali da tenere d’occhio e eventualmente i rimedi che possiamo attuare per risolvere le difficoltà alimentari che coinvolgono i nostri figli?

Le origini dell’inappetenza

Molti dei disturbi alimentari legati all’inappetenza sorgono intorno ai 2-3 anni di vita, nel periodo denominato “terrible two”; in questa fase della crescita, infatti, il bambino comincia a costruire la sua identità attraverso rifiuti più o meno espliciti e anche attraverso l’opposizione verso i suoi genitori! Capita talvolta che durante questa fase i nostri figli comincino a rifiutare cibi che magari prima mangiavano abitualmente; non è necessario però allarmarsi eccessivamente o considerare queste “ribellioni” come capricci, in quanto si tratta di un processo di crescita che in molti casi tende a risolversi da solo al superamento dell’età critica. Altre volte, invece, le difficoltà alimentari possono sorgere se i bambini associano il momento del pasto a qualcosa di spiacevole: per fare un esempio, mangiare in un ambiente sgradevole, o dal clima non disteso, può creare un’associazione mentale tra mangiare e stare male, con conseguenze negative sull’appetito.

Alcuni consigli per favorire l’alimentazione

  • Coinvolgere i figli: coinvolgendo i bambini nella preparazione del pasto li si rende più partecipi e si trasmette il messaggio che cucinare sia simile a giocare. Inoltre, per tutti quei bambini che hanno difficoltà a mangiare cibi complessi, magari a causa del loro aspetto (chi non ha mai sentito un bambino dire “Io non mangio quella roba verde là”!?), cucinare assieme ai genitori può permette di comprendere meglio quali sono gli ingredienti, familiarizzando con essi.
  • Non insistere se il bambino non vuole assaggiare: quante volte ci capita di proporre un nuovo cibo a nostro figlio e vederci rispondere con un “no” senza aver neppure assaggiato la pietanza? In questi casi, nonostante il buon senso ci suggerisca di insistere per fargli assaggiare il cibo, è bene rimandare ad un diverso momento. Attenzione: questo non implica stabilire che il piatto non sia di suo gradimento, prima di fare quest’affermazione è comunque bene avere un responso basato sul suo gusto effettivo (gli esperti consigliano di far assaggiare un cibo al bambino fino a 10 volte prima di stabilire con esattezza se gli piace o no); si tratta semplicemente di scegliere il momento giusto per fargli provare nuovi alimenti.
  • Non forzare i bambini con punizioni/minacce/premi/ecc: nonostante il nostro bimbo possa anche arrivare a non toccare cibo durante un pasto, bisogna prestare particolare attenzione al non “forzare” l’alimentazione. Anche ottenendo un risultato immediato, rischiamo infatti di trasmettere messaggi sbagliati e, a lungo andare, favorire disturbi di alimentazione ben più gravi dell’inappetenza. Allo stesso modo è bene non distrarre il bambino durante i pasti (televisione, tablet, cartoni animati, ecc), l’alimentazione deve essere sempre consapevole.
  • Invogliare attraverso le parole: per favorire il desiderio di mangiare, anziché far leva sulle proprietà nutritive (“mangia questo che ti fa bene”) è sicuramente più significativo puntare l’accento sulla bellezza e sul sapore dell’alimento (“guarda che bella mela, ha proprio un bel colore verde!”).
  • Non esagerare con le merende (e con le merendine): può sembrare banale, ma spesso la causa dell’inappetenza va ricercata negli orari e nelle quantità di cibo delle merende. Onde evitare di trovarsi di fronte ad un bambino che a cena non mangia nulla, talvolta può essere sufficiente anticipare o ridurre le quantità della merenda pomeridiana, così da non saziarlo anzitempo.
  • Tenere a mente che i bambini sanno “autoregolarsi”: tante volte ci scordiamo che, salvo casi eccezionali, i bambini “sanno” di cosa e di quanto hanno bisogno. Diversi esperimenti hanno mostrato che, di fronte ad una tavola imbandita, bambini molto piccoli sanno distinguere quali alimenti prendere e la quantità giusta di cui cibarsene. Alla fine è bene ricordarsi che il pasto è uno dei momenti nei quali il bambino può prendere consapevolezza della sua libertà ed è giusto lasciarlo libero di esplorare e trovare ciò che è meglio per lui.
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